La Provincia - Ottobre 2013

di Mario Chiodetti

 

 

Claudio Farinone ha due oggetti dai quali mai si separa: la sua chitarra a otto corde e la Bipa, acronimo di bicicletta a pedalata assistita, con cui in ogni stagione percorre la tratta Ponte Tresa-Lugano per recarsi al lavoro alla Radio della Svizzera italiana. Una scelta ambientalista e anche pratica, perché con l’automobile impiegherebbe quasi il doppio del tempo, tra code, semafori e imprecazioni, mentre la pedalata pomeridiana gli consente di riflettere sulle cose della vita e magari anche di comporre mentalmente un nuovo brano per chitarra.

Già, perché Farinone, varesino, è uno dei migliori virtuosi in circolazione in Italia, con anni di esperienza “sul campo” a fianco di validi musicisti – da Walter Zanetti a Robert Marnika e Barbara Tartari - diversi dischi prodotti e incisi per l’etichetta Kle, e una costante ricerca di perfezione che lo ha portato all’incontro capitale della sua vita professionale, quello con il chitarrista, pianista e compositore americano Ralph Towner, del quale ha appena inciso diverse composizioni.

Towner è una sorta di monolite per gli amanti del genere, colui che ha portato ai vertici l’improvvisazione jazzistica con la chitarra, collaborato con personaggi come Pino Daniele, Keith Jarret, Eddie Gomez, Paolo Fresu, Jan Garbarek, e inciso buona parte della sua produzione con l’esclusiva etichetta ECM.

«La musica di Ralph ha accompagnato costantemente gli anni della mia storia di musicista, contribuendo al mio innamoramento per il timbro, per le pagine visionarie e coraggiose, per l’equilibrio e la compostezza formale, per la libertà cosciente dell’improvvisazione», ha scritto Claudio nel booklet del cd, pubblicato da Abeat Aria di Marco Caccia che ha sede a Solbiate Olona.

Un disco curatissimo, anche nel progetto grafico, realizzato dallo stesso Farinone, e registrato da Luca Martegani, nell’autunno 2012, nel silenzio meditante del Chiostro di Voltorre, con dodici brani ispiratissimi di Towner e il disegno di copertina del pittore varesino Aldo Ambrosini.

«Ralph è un pezzo di storia della chitarra del ‘900, assieme a Paco De Lucia, Pat Metheny o John Scofield, ciò che mi ha sempre impressionato è la sua timbrica, una tavolozza infinita di colori, con note in risonanza dalle corde libere e una ricerca direi unica nelle posizioni degli accordi. Tra noi, nel corso degli anni, è nata un’amicizia e devo dire temevo abbastanza il suo giudizio sul mio modo di suonare, perché lui incide personalmente i suoi lavori. Ma il disco gli è piaciuto, soprattutto ha apprezzato la mia tecnica d’improvvisazione, perché nella sua musica questa forma sonora prevale in maniera schiacciante», spiega il chitarrista, che alla Rsi conduce programmi musicali e intervista personaggi del mondo dello spettacolo.

«Sono riuscito a conciliare nel modo migliore il lavoro alla radio con quello di musicista professionista: il mio contratto prevede una settimana sì e una no a Lugano, e la conduzione di “Rete Due Cinque”, con ospiti e approfondimenti nonché ascolti live e qualche produzione esterna, come per esempio per il Festival Jazz di Ascona, che seguo personalmente».

I dodici brani del disco sono stati scelti in base al gusto personale dell’esecutore: «approdo finalmente a un viaggio in solitaria e questa musica è il terreno ideale per la mia traversata. Posso procedere con il vento di scale vorticose, soffermarmi in meditazioni coloristiche notturne, librarmi nei riccioli aerei delle improvvisazioni, fermarmi e sposarne il panorama».

Nella compilation c’è perfino l’arrangiamento di un celebre pezzo di Bill Evans, “Waltz for Debby”: «ho trovato parecchie similitudini tra le loro musiche, raffinatissime e pure sperimentali, ma il brano più difficile che mai mi sia capitato di suonare è “The Juggler’s Etude”, composto qualche anno fa».

Claudio Farinone ha utilizzato una chitarra a otto corde, con due bassi in più rispetto a un normale strumento classico, vibrano in risonanza e creano un “corpo” sonoro notevole. «Per l’ultimo brano, “Sacred Place”, invece mi sono servito di una chitarra baritono, che suona una quinta sotto, ha un timbro quasi “organistico” e molta cantabilità nel registro acuto. Entrambi gli strumenti sono del liutaio valtellinese Renato Barone, tra i migliori in circolazione. Del resto amo parecchio i registri gravi, e Towner nei suoi brani privilegia sempre l’aspetto poetico e meno quello virtuosistico. Lui gestisce la forma in modo ultra raffinato», afferma il musicista, che ha in vista una collaborazione con il fisarmonicista Fausto Beccalossi che sfocerà nel concerto in programma l’8 febbraio prossimo all’auditorium del nostro Liceo musicale.

«Vorrei impegnarmi di più nella composizione e uscire con un disco di musiche mie, ma il tempo è sempre poco, perché mi occupo anche – come direttore artistico – di “Musica nel Mendrisiotto”, in valle di Muggio, con quattro concerti in stagione. Ho già ospitato sia Ralph Towner sia Enrico Pieranunzi, due nomi del concertismo mondiale, e mi riprometto di fare del festival una piccola enclave jazzistica di qualità».